USO E SIGNIFICATI ANALITICI DELLE FIABE


mercoledì 29 agosto 2012

P E R S O N A G G I
D E L L E     F I A B E
I N     R I V O L T A
V O G L I O N O
B A N D I R E    L E    F I A B E
 
Perché tanti genitori preoccupatissimi del felice sviluppo dei loro figli, tengono in poco conto il valore delle fiabe e privano i loro bambini di quanto queste storie hanno da offrire? Secondo alcuni le fiabe non presentano quadri veritieri della vita, e quindi non sono sane. Essi sono pensano che la verità nella vita di un bambino può essere diversa da quella degli adulti. Non si rendono conto che le fiabe non cercano di descrivere il mondo esterno e la realtà. Né riconoscono che nessun bambino sano di mente crede mai che queste fiabe descrivano il mondo in modo realistico. Certi genitori temono, raccontando ai loro figlioletti, gli eventi fantastici contenuti nelle fiabe, di dir loro delle bugie. La loro preoccupazione trova alimento nella domanda del bambino: "è vero?" Molte fiabe offrono una risposta ancora prima che la domanda possa essere posta: cioè proprio all' inizio della storia. Infatti per esempio nella storia dei fratelli Grimm Il Re ranocchio si apre con la frase: "anticamente. quando desiderare era ancora efficace.."
Raccontare sempre la stessa storia trascurandone altre indebolisce il valore che le fiabe hanno per i bambini e solleva problemi che trovano soluzione grazie a una buona conoscenza di un certo numero di fiabe.
La "verità" delle fiabe è la verità della nostra immaginazione.
Tolkien a proposito della domanda: " è vero?" osserva che non è una domanda a cui si possa rispondere in modo avventato. Secondo lui è molto più importante per il bambino la domanda: " è stato buono?" è stato cattivo?" Cioè al bambino sta molto più a cuore capire chi è dalla parte del giusto e chi dalla parte del torto. Quando chiede se una storia è vera, vuol sapere se essa contribuisce con qualcosa d' importante alla sua comprensione delle cose, e se ha qualcosa d' illuminante da dirgli circa quelle che sono le sue principali preoccupazioni. Sempre secondo Tolkien quello che i bambini intendono dire quando chiedono: " è vero?" è "questa storia mi piace, ma è contemporanea? sono al sicuro nel mio letto?" la risposta adeguata sarebbe: " oggi non c'è nessun drago" è tutto quello che vogliono sentirsi dire.
Un genitore che in base all'esperienza della propria infanzia è convinto del valore delle fiabe, non avrà difficoltà a rispondere alle domande del proprio figlioletto, ma un adulto che giudica queste storie soltanto un mucchio di frottole farebbe meglio a non cercare di raccontarle: non sarebbe in grado di esporle in un modo capace di arricchire la vita del bambino.
Altri genitori temono che la mente di un bambino possa fare una tale indigestione di fantasie fiabesche da trascurare d' imparare come si affronta la realtà. ma è vero il contrario: la personalità per essere capace di affrontare la vita deve poter essere sostenuta da una ricca fantasia combinata con una ferma coscienza e una chiara comprensione della realtà.
I pensieri del bambino non si susseguono con ordine, a differenza di quelli dell' adulto: le fantasticherie del bambino sono i suoi stessi pensieri.
Le fiabe furono sottoposte a severe critiche quando le nuove scoperte della psicanalisi e della psicologia infantile rivelarono quanto sia violenta, ansiosa, distruttiva e addirittura sadica l' immaginazione di un bambino. Infatti un bambino piccolo, per esempio, non solo ama i suoi genitori con un' incredibile intensità di sentimenti, ma a volte arriva anche ad odiarli. Alla luce di queste conoscenze, avrebbe dovuto essere facile riconoscere che le fiabe parlano alla vita mentale interiore del bambino, Ma invece coloro che ne dubitavano sostennero che queste storie creano o almeno incoraggiano notevolmente questi sentimenti. Coloro che misero al bando le fiabe tradizionali decisero che se ci fossero stati dei mostri in una fiaba, doveva tutti avere caratteristiche buone; ma trascurarono il mostro che un bambino conosce meglio e lo preoccupa di più: il mostro che sente o teme di essere, e che a volte arriva a perseguitarlo. Tenendo questo mostro all' interno del bambino, nascosto nel suo inconscio, gli adulti impediscono al bambino d' intesservi attorno delle fantasie sull' immagine delle fiabe che conosce. Senza tali fantasie, al bambino non è dato di conoscere meglio il proprio mostro: di conseguenza il bambino rimane indifeso con le sue peggiori ansie. Se per esempio la sua paura di essere divorati assume la forma concreta di una strega, è possibile sbarazzarsene bruciandola nel forno. Ma queste considerazioni non vennero in mente a coloro che misero al bando le fiabe.
Il problema è che i genitori incoraggiano le fantasie dei bambini dicendogli di dipingere quello che voglio o d'inventare delle storie; ma privato della fiaba popolare, il bambino non può inventare da solo storie che l'aiutino ad affrontare i problemi della vita.



 
 


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