USO E SIGNIFICATI ANALITICI DELLE FIABE


martedì 7 agosto 2012

C O S A     C' E'
D I E T RO
U N A     F I A B A
 
 
Gli “ingredienti” delle fiabe sono sostanzialmente sempre gli stessi; una casetta, delle mele, un bastone fatato, un bosco, le farfalle, uno o più figure cattive, il protagonista ma soprattutto un finale positivo e rilassante.
L’usuale finale “……e vissero felici e contenti” che chiude la storia e fissa nella mente del bimbo, che la sta ascoltando, la vera morale di quel racconto fantastico.
Si perché il vero senso di raccontare una favola, al di là del mero passatempo, dovrebbe essere anche quello di trovare un modo semplice e diretto di comunicare con un bambino, senza creare paure o allarmi ma introducendo semplicemente situazioni di vita reale che, vista l’età, diversamente sarebbero di difficile o errata comprensione.

Anche se l’usuale frase iniziale “C’era una volta…….” colloca la vicenda in un tempo volutamente indeterminato, remoto e fantastico, in ogni fiaba l’eroe è umano e quindi pone il bambino davanti a problematiche umane. L’impiego sapiente di situazioni, interazioni tra soggetti con personalità profondamente diverse e le conseguenti soluzioni, portano semplicemente il bambino ad immedesimarsi nella situazione e lo conduce semplicemente a risolvere e razionalizzare quelle paure che derivano solamente dall’età e dalla “non conoscenza”.

Andiamo oltre e inoltriamoci nello specifico:

CAPPUCCETTO ROSSO: personaggio immaturo che, proprio da questa sua condizione, fa partire un messaggio chiaro e incontrovertibile; troppa curiosità può condurre ad esperienze non sempre positive ma può portare al pericolo. Ci sono inoltre indicazioni alla sessualità come ad esempio il “taglio cesareo” fatto al lupo per liberare il cacciatore che non lo porta alla morte ma, appunto, ad una situazione positiva. Questo rassicura il bambino nei confronti del parto e quindi non immagina che tale evento possa essere traumatico o pericoloso per la madre.

BIANCANEVE E I SETTE NANI: gli spunti di riflessione in questa favola sono molteplici; il narcisismo della vanitosa matrigna, componente molto presente e determinante nei comportamenti del bambino, provoca un’ampia panoramica del complesso edipico. In contrapposizione con lo stadio pre-edipico (rappresentato dai nani), i quali rimanendo in quella condizione non conosceranno mai il piacere della vita adulta. Quindi un messaggio che porta il bambino alla determinazione che, nel bene o nel male, è positivo e doveroso raggiungere l’età adulta lasciando la semplicità e la protezione proprie dell’essere bambino.

LA BELLA E LA BESTIA: suggerimento che le diversità tra persone esistono, vanno comprese, razionalizzate ed accettate perché, diversamente, ci si può precludere un cammino futuro comunque positivo. Anche qui l’accenno alla sessualità può essere colto nel rapporto, appunto, uomo-animale che solamente l’amore può sublimare e portare ad una normalità. 

Tutte le favole sono ricchissime di questi accenni, basta leggerle con la giusta intenzione.
 

U N A    R A C C O M A N D A Z I O N E    P E R O’

Inventare una favola per i propri figli è un bellissimo atto d’amore ma attenzione ai messaggi che anche inconsciamente state comunicando. Ci sono ottime pubblicazioni che possono aiutare.
 


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